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Franco Agostino Teatro Festival

dal 1999 il Teatro dell'Educazione

Marino

 

Storia: Nicola Cazzalini
Musica: Umberto Bellodi
Direzione ed Editing: Sara Passerini, Valentina Zanzi

Il video ha vinto il premo UNICEF per il concoro “Cortisonici 2015” sezione Under 13:

«Marino underlines the right to dream each own future and presents the hope to reach every horizon, in a poetic way suitable for children comprension. It honors Italian Costitution’s 13th article that says “every child has the right to exprime hisself” and it respects the principles of the Convention on the Rights of the Child approved by “General Assembly of the United Nations”» 

Marino abitava in città, in una casa grigia, ma altissima. Arrivava così in alto che sembrava fare il solletico al cielo.

La sua stanza era proprio all’ultimo piano: piccola ma comoda e con grandi finestre su tutti i lati. Anche sul soffitto! Proprio così: dal letto Marino poteva guardare in su e vedere le nuvole volare al di là del vetro.

Che bello guardare fuori e sentirsi leggero: Marino guardava l’azzurro del cielo e sognava il blu del mare. Da un bel po’ infatti aveva deciso che da grande avrebbe fatto il marinaio, con una barca tutta sua, pronta a gonfiare le vele fino all’orizzonte.

Un giorno la maestra gli chiese: “Marino… ma tu sai cos’è l’orizzonte?”

“Certo! È il punto in cui il mare e il cielo si danno un bacino”

I suoi compagni, giù tutti a ridere: chi pensava che i baci facevano schifo, chi aveva sempre saputo che sono roba da zie o da nonne, o comunque da femminucce, chi invece quel bacio l’aveva visto e gli era piaciuto e chi non aveva capito niente, ma rideva lo stesso, perchè ridere a scuola fa sempre ridere sempre di più.

Allora Marino tornando a casa pensò: “Perchè aspettare di diventare grande? Con un nome come il mio non ci vorrà mica tanto a diventare capitano di una nave!”

Rubò il cappello bianco del nonno, dal cassetto prese una maglietta a righe bianca e blu e saltando sul letto decise che quello d’ora in avanti sarebbe diventato il suo veliero! Già… ma la vela?

Corse fino in casa della zia e prese in prestito silenzioso la scopa, quella col manico di legno: con un bel lenzuolo legato in cima sarebbe diventata un perfetto albero maestro!

Che bello navigare! Il suo veliero era il più veloce del mondo!

La vecchia sveglia rotonda del papà era una bussola perfetta, la bottiglia di vino (vuota, eh!) un cannocchiale subacqueo, il tappeto marroncino una spiaggia lontana da raggiungere. E tutto intorno luccichi e blu!

Un giorno mentre navigava sopra un mare così calmo e piatto che sembrava un pavimento, vide dall’alto arrivare un uccello nero che andò a posarsi proprio sulla cima dell’albero della sua nave.

“Ehi tu! -urlò Marino- Fila via subito di lì che mi fai cadere la vela!”

Per tutta risposta il corvo gli volò ai piedi. “Sei tu il Marino che vuole raggiungere l’orizzonte?”

“Come fai a saperlo?”

“Tutti lo sanno! Son volato apposta fin qui, anche se non sono un gabbiano, per chiederti se posso venire con te. Anch’io ho sempre sognato di vedere l’orizzonte.”

“Certo che puoi! Anzi, in due ci faremo compagnia!”

“Marino!” Gracchiò allarmato il corvo al secondo giorno di veleggiamento.

“Marino, sveglia! Guarda quel monte!”

“Chi?”

“Il monte, Marino, quello lì a picco sul mare! Lo riconosco!”

“L’armadio?”

“Non conosci la leggenda del monte Armadio?

Si racconta che dentro il monte viva Abisside, un mostro spaventoso con 12 flutti e 30 gorgogli. Pare che non voglia che qualcuno riesca a vedere oltre di sè e del suo monte: non appena avvista una barca, spalanca una bocca gigante e puzzolente e se la mangia in un sorso.”

“In un boccone”, stava per correggerlo Marino.

Ma improvvisamente il cielo divenne scuro e il mare verde chiaro. Marino non aveva mai visto due colori così diversi eppure così uguali. Cominciò a soffiare forte il vento e lampi e tuoni mettevano scompiglio e paura, quando il centro del monte Armadio si spalancò come se avesse due ante e ne uscirono freddo e tempesta.

Abisside era spaventoso: al posto della testa aveva onde gigantesche e rumorose, al posto degli occhi scintillavano lampi del cielo, al posto delle braccia colpi di vento fortissimi strappavano le vele, al posto della bocca mulinelli d’acqua trangugiavano la nave tritandola con massi e pezzi di fondale.

Quando tornò il sole a calmare il mare, il monte Armadio era di nuovo chiuso.

Il veliero letto era completamente disfatto, con le lenzuola tutte spiegazzate. La scopa della zia aveva il manico rotto.

Dalla città tutti avevano visto Abisside e la terribile tempesta.

Aspettavano sulla soglia del mare silenziosi.

Quando videro Marino alzarsi e salutare con il suo amico corvo sulla spalla partì un’ovazione: applausi, grida di gioia, addirittura una banda tutta in ghingheri attaccò le marce della festa.

Marino continuava il suo viaggio col sole in faccia, una cosa sola lui il mare e il cielo.

Allora in tanti, soprattutto bambini