La Camera dei Deputati concede il suo primo patrocinio
L’artista –artigiano Antonio Catalano cura l’Evento Espositivo “Mondi invisibili”, dedicato alle opere di Italo Calvino
Inizia la collaborazione con l’Università Statale degli Studi di Milano – Dipartimento di Tecnologie dell’Informazione e Polo Didattico e di Ricerca di Crema
17 gruppi partecipano alla Rassegna Concorso
I Laboratori attivi sono 39
Il progetto odierno del Franco Agostino Teatro Festival – sviluppato a partire dal nucleo originale del 1999 – vuole cogliere alcuni bisogni delle nostre comunità e offrire occasioni perché le spinte espressive dei bambini e dei ragazzi possano manifestarsi alla città e al territorio e risuonare nel cuore degli adulti che a loro guardano per costruire il futuro.
Il Festival lavora in particolare sul tempo e sui principali soggetti impegnati nell’educazione di bambini e ragazzi (famiglie, scuole, gruppi, nell’apertura alla relazione con altre agenzie educative che condividano gli obiettivi del Festival), del territorio cremasco, provinciale e regionale. Nel corso dell’anno, l’attività proposta dal Festival si articola in laboratori espressivi, teatrali e di comunicazione, condotti da esperti di settore e offerti alle scuole e ai gruppi che aderiscono al progetto; incontri con artisti ed esperti destinati agli insegnanti, agli educatori e agli operatori; spettacoli aperti a tutti coloro che desiderano fruirne. I prodotti finali del Festival, visibili e pubblici, sono tre eventi: una rassegna concorso (a tema libero) di teatro della scuola e dei ragazzi che diventa occasione per incontrare le pratiche sceniche esperite a livello regionale e nazionale; una mostra evento che, di volta in volta, permette di accostare in modo interattivo un artista che lavora fra teatro e arti visive; una festa di piazza elaborata collettivamente dalle scuole e dai gruppi del territorio che scelgono di partecipare, su un tema comune proposto dal Festival.
Azioni, tempi, luoghi per fare e per incontrare l’arte del teatro, con le possibilità di crescita personale e di gruppo che essa offre: nel corso degli anni, con sempre maggiore chiarezza la festa di piazza – che chiude i laboratori, gli incontri, la rassegna- concorso, la mostra – è diventata il tempo forte e l’occasione extra-ordinaria in cui i soggetti che compongono queste nostre comunità, urbane e territoriali, culturali, politiche, religiose, possano ripensare, attraverso l’arte, la propria storia.
Accade che l’orizzonte quieto della nostra quotidianità, in un territorio che ci regala il privilegio di un benessere diffuso e condiviso, si trovi a confrontarsi con le grandi tensioni, le contraddizioni e i profondi cambiamenti del mondo che ci circonda. Proprio in questa nostra esperienza, allora, il teatro può svelare la sua forza di trasformare il reale e di costruire forme possibili, nuove, immaginabili, di vita e di relazione. A maggior ragione e con dirompente intensità questo accade quando la pratica del teatro nasce dai corpi e dalle emozioni dei bambini e dei ragazzi, ma anche all’interno dei gruppi che elaborano situazioni di malattia, disagio, marginalità.
Per la convinzione di dare voce più ampiamente possibile a tutti i soggetti che condivideranno il nostro percorso, anche quest’anno il Festival propone, per la festa di piazza, un tema capace di radicarsi nell’esperienza comune, di attingere materia nei sogni dei giovani, nelle speranze e nei ricordi degli adulti, nei desideri e nelle utopie, come nei racconti e nelle storie. La mia città invisibile: l’omaggio ad Italo Calvino costituisce l’occasione per provare nuovamente ad immaginare, plasmare, realizzare, vivere – nel breve ma intenso soffio dell’esperienza teatrale – quelle città dell’anima che tutti desideriamo, che ricordiamo con nostalgia o che non abbiamo mai avuto.
A questo tema si è ispirato Antonio Catalano, anche quest’anno presente accanto a noi. Mentre trasforma la materia in poesia, l’artista suggerisce sentieri imprevisti verso le nostre città invisibili; e idealmente apre e guida, con mano lieve, tutto il percorso del Festival, il tempo del lavoro nascosto, il tempo della creazione, il tempo della festa e dell’incontro con l’altro.
Nell’accostare l’opera di Antonio Catalano cominciamo a porci in ascolto di un tema che attraversa e mette in relazione le generazioni e i singoli soggetti; che coinvolge anziani, adulti, giovani e bambini e innesca la memoria individuale e collettiva, per provare a fondare la festa di piazza nelle narrazioni, nelle relazioni, nelle tradizioni e negli spazi propri del territorio. In questo modo il Festival vuol porre, al centro del progetto, il processo di costruzione dell’identità dei singoli e dei gruppi, favorendo lo scambio fra le diverse età, fra i ceti, fra le culture, mentre la festa di piazza diventa espressione della storia dei luoghi e delle persone che li abitano. Per avviare un processo di drammaturgia festiva di comunità.