Io e te, non c’è nulla al mondo di più vero e di più importante del rapporto con l’altro.
Un altro che io non guardo dall’alto al basso, ma con gli occhi di chi ha voglia di capire, di comprendere, di apprezzare, di conoscere e di riconoscersi.
Perchè lo sguardo verso l’altro, sia esso un genitore, un amico, un insegnante, un collega, ma anche la natura, il mondo, la cultura, la città, lo sguardo con cui ci relazioniamo con chi o con cosa ci sta di fronte deve sempre partire dall’altro, non da me.
IO SONO TE – TU SEI ME, io ti incontro, vengo verso di te con la libertà e la semplicità di chi apre le braccia, di chi alza le mani disarmato e disarmante, e ti accolgo, ti riconosco come altro da me, ma anche come parte del mondo in cui vivo. In questo abbraccio io divento parte di te e tu diventi parte di me, in uno scambio responsabile e vicendevole.
Senza rispetto e senza riconoscimento non ci può essere responsabilità; senza saper condividere gli spazi e gli oggetti con gli altri non ci può essere convivenza; senza la capacità di abbracciare non ci può essere la gioia di essere abbracciato; senza la voglia di mettersi in gioco in maniera disinteressata non può esserci la soddisfazione di raccogliere insieme i risultati del lavoro.
Un’equazione tra TE e ME che non ha nulla di matematico, ma che si risolve e dà il risultato perfetto solo quando mi comporto con te nello stesso modo in cui mi comporterei con me stesso, perchè se invertiamo l’ordine dei fattori il risultato non deve cambiare.