Luca Bray disegna il logo della XIX Edizione
Non c’è solo la giustizia dei tribunali, delle istituzioni, dei magistrati, delle leggi e del rispetto di un sistema di norme che la società si è data per funzionare bene. C’è anche una giustizia più minuta, immediata, quotidiana, alla portata delle nostre azioni. La giustizia ci riguarda ogni giorno e ci coinvolge da vicino. Spesso ci troviamo a valutare se qualcosa o qualcuno è ‘giusto’; decidiamo se le nostre scelte sono giuste. Ci poniamo in relazione a un sistema di valori, laico o religioso che sia, e misuriamo il metro di giustizia di ciò che ci accade. Ne abbiamo una consapevolezza costruita negli anni e sappiamo bene che ciascuno di noi può costruire frammenti di giustizia nel quotidiano.
Pratichiamo la virtù della giustizia con i nostri vicini di casa, sulla strada per andare al lavoro o per raggiungere la scuola, in treno o in bicicletta. Oppure ce ne dimentichiamo e andiamo in direzione opposta alla giustizia. La viviamo nelle comunità in cui ci inseriamo, nei gruppi e nelle relazioni che ci costituiscono, sui campi da calcio o da tennis, negli aeroporti e nei supermercati. Come è giusto trattare quel nostro compagno di classe? Quale azione giusta posso scegliere da insegnante nei confronti dei miei ragazzi in questo preciso frangente? Come ci insegnano i filosofi, la virtù è propensione ad agire e in particolare indirizza all’azione buona, che ha una componente razionale, affettiva ed emotiva. La pratica della virtù si lega alla gerarchia di ciò che amiamo, l’ordo amoris. Siamo esseri strutturalmente relazionali: viviamo in dimensione intersoggettiva. Perciò la virtù si esplica nella relazione e quindi contribuisce a costituire la comunità. Quest’anno il FATF ci porta a elaborare e approfondire i pensieri e le azioni di giustizia, nel confronto immediato e nell’ esperienza concreta del teatro.
Non è affatto facile, in molte occasioni, fare l’azione giusta
Di Roberta Carpani